sabato 9 marzo 2019

VITA QUOTIDiANA NELLA FORESTA E PAZUZU NELLA TESTA

Di Mpanzu Nimi.
traduzione dal francese di Pierre-Yves Raoult

Le cime degli alberi della foresta, spesso, sono a cinquanta, sessanta metri dal suolo. A volte sono anche più vicine, raramente più lontane.
Non soffia quasi mai il vento, la calura si deposita come un telo e, assieme a qualche raggio di luce perfora la coltre verde e scende come un manto scuro puntellato da stelle di luce fino a raggiungere il suolo, fino ad incontrare uno sguardo alzato verso il cielo che non c'è, verso la vegetazione lassù, ricca di vita, cibo e acqua.
Il fuoco crepita umido ed i ratto cuoce con gli arti contratti. lo sguardo si abbassa sullo spiedo legnoso ed i piedi crepati e callosi cercano continuamente un punto di perfetto equilibrio che non troveranno mai.
Le mani dalle unghie ricurve modellano un legno puntuto, i capelli crespi sono cosparsi di mille goccioline di umido sudore.
Le grandi foglie si muovono sospinte dal calore del fuoco, si innalzano di qualche passo e poi cedendo e ridiscendono, in un continuo movimento.
Un gruppo di scimmie non viste osserva da lontano ed annusa l'odore acre del primo strato di carne che comincia a carbonizzarsi.
Una vecchia e semplice lama viene usata per ridurre il ratto in pezzetti più piccoli di una noce. 
L'animale fatto a bocconi viene deposto su una grande foglia verde smeraldo lavata con l'acqua di fiume.
L'uomo accucciato si guarda attorno circospetto ed estrae da sotto le strane vesti lacere un pacchetto di carta, lo apre e cosparge la carne con qualche pizzico di polvere di sale, poi ne rovescia un pò accanto al cibo facendone un mucchietto.
L'uomo rimette il sale sotto le vesti, si alza e scompare nel folto della foresta portando tra le mani la foglia imbandita come fosse un vassoio.
Il villaggio consiste in una decina di capanne disposte secondo un preciso schema socio-naturale, ovvero a seconda della posizione sociale di ogni  proprietario e delle asperità del terreno.
La radura è ampia e tutta bruciacchiata, cosparsa di residui vegetali.
L'uomo emerge dalla vegetazione con il suo bel vassoio tra le mani, si avvicina ad una capanna, mette la testa dentro ad un'apertura, strilla qualcosa e poi si siede su un tronco.
Pochi minuti dopo una quarantina di persone si è radunata attorno alla capanna.
Tutti chiacchierano ed assaggiano un boccone intingendolo nel sale.
La carne deve essere squisita, la gustano, la masticano e si leccano le labbra prima e le dita poi.
Molti ringraziano, qualcuno a parole altri con una pacca sulle spalle. Alcune donne dimostrano gratitudine accarezzando l'uomo.
Qualcuno, però, in disparte, guarda l'uomo con odio prima, con risentimento poi e con malizia, alla fine e si ritira nell'ombra.
Pazuzu sta' per uscire dalla foresta, quando scenderanno le tenebre uscirà dal folto degli alberi e si avvierà per la radura.
Pazuzu è stato chiamato al villaggio e la sua venuta non si farà attendere.

Scende la notte mentre gli stomaci digeriscono il pezzetto di carne; scende la notte mentre un ombra striscia fuori dagli alberi.



"House and baobabs"
Tra Lisala e Bumba. River Congo. Repubblica Democratica del Congo


"Poto Poto quasi pronto"
Near Bangui, Repubblica Centroafricana.


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