sabato 16 marzo 2019

Mc GREGOR


Siamo qui ormai da due mesi. Io non riesco a dormire più di quattro cinque ore per notte. Oggi per la prima volta mi sono svegliato e cade una leggera pioggia, il cielo è grigio e la temperatura è scesa leggermente.
Oggi è un esperimento, pare. Nei prossimi giorni vedremo l'effetto della pioggia sulla vegetazione. vedremo se quella che sta scendendo è una pioggia malata o una pioggia benefica.
I cani qui attorno si rincorrono e abbaiano come se niente fosse, le piante crescono ed i fiori luccicano di acqua.
Sono assenti da giorni tutti i rumori di motori, che siano auto, generatori clacson. Anche la musica non si sente da nessuna parte.
Tante piccole colonne di fumo si alzano dalle case e dai campi attorno.
Tra poco anch'io accenderò un pezzetto di carbone e, come mi hanno insegnato, ci soffierò sopra così tanto da farlo diventare rosso, poi ci metterò sopra dei piccolissimi pezzetti di legno e, mano a mano che il caffè si scalda, ne aggiungerò qualcuno.

Mi vergogno a dirlo e mi sono vergognato anche a farlo...
qui sono stati tutti così gentili con noi…
sopratutto la signora Rose…
dentro casa, nell'intercapedine tra il bagno ed il tetto di paglia, ho stoccato parecchie cose che ho la sensazione che comincino a valere un bel po. 
Se qui attorno si sapesse… non so che fine farei, ma credo che in gran segreto lo stiano facendo tutti quelli che possono.
Trenta chili di zucchero e altrettanti di sale, cento chili di farina di grano e duecento di farina di mais. Moltissima acqua in bottiglia e taniche. Trenta confezioni di Nescafè ed altrettante di te.
Tantissima, forse quaranta o cinquanta chili di carne essiccata, pomodori secchi e frutta disidratata. Caramelle di tutte le qualità, carbone e diavolina, una trentina di accendini , moltissime candele, fascine di legna, molti medicinali, sapone e vestiti.
L'elenco continua, perché nei giorni convulsi in cui abbiamo fatto la spesa trasgredendo alle leggi, ho comprato anche degli attrezzi, asce, picconi, badili, seghe e zappe. Corde, cavi e cinghie, chiodi, viti e tutto quello che mi veniva in mente.
Solamente gli oggetti a motore o elettrici sono rimasti nei negozi nei giorni successivi, nei giorni in cui la gente ha assaltato i magazzini.
Sara ora dorme tranquilla, ma ricordo che era contraria a comprare tutto come fossimo dei pazzi spendaccioni.
L'ultimo giorno di spesa eravamo provati, stanchi e affamati. per quattro giorni abbiamo fatto incetta di tutto ma mai comprando grosse quantità nello stesso posto.
Si entrava nei supermercati o nei negozi in modo che sembrassimo estranei ed ognuno faceva la spesa. Poi la nascondevamo in macchina e via per un altro mercato, per un altro villaggio, per un altra città.
In quei giorni la mia carta di credito friggeva ma non ha mai smesso di funzionare e i contanti cambiati al mercato nero erano una manna.
Il giorno che finimmo e ci mettemmo a contemplare tutta la nostra mercanzia provammo una strana sensazione.
Sara mi chiese:"Ma è normale? Ma cosa abbiamo fatto?Quanto hai speso? E adesso?"
"Boh?!" le ho risposto,"Se non succede niente, allora apriamo un mercatino…"
Il giorno dopo la Tv trasmetteva immagini stranissime.
Banche chiuse in tutto il mondo, gente in coda presa dal panico davanti a scaffali vuoti. Aeroporti chiusi. Distributori presidiati dall'esercito. Comunicazioni telefoniche e telematiche interrotte.
Non potevamo più sentire i nostri parenti…
Lassù il mondo sembrava impazzito.
"Aspettami qui mezz'ora" le ho detto e sono uscito di corsa.
La mia carta di credito non mi ha tradito e in un'ora sono riuscito a ritirare una borsata di contanti.
Il giorno dopo anche qui è scoppiato l'inferno.
Adesso il Mac, i cellulari, l'Ipod, la carta di credito ed i carica batterie sono su un mobile buoni solo per fare arredo, reliquie del passato.
Il giardino ha otto bidoni della spazzatura con doppio fondo di cellophane e sotto sono pieni di gasolio o benzina.
Il letto nasconde otto batterie da auto nuove di zecca ed il frigo è diventato un armadio.
So che la gente è spaventata, si vede, so che la gente spaventata può diventare pericolosa.
la signora Rose ci ha dato un fucile con qualche cartuccia, ma io mi fido di più del machete e della mia MagLite.
La macchina è parcheggiata qui davanti in discesa con due batterie di riserva sotto ai sedili quattrocento litri di gasolio nei serbatoi e la tenda sul tetto chiusa ma imbottita di bottiglie di gasolio. Acqua in bottiglia e carne secca e zucchero caffè e sale e vestiti e medicine e corde, candele sapone ed accendini, carbone e legna… in pratica una versione in miniatura della casa che ci ha dato la signora Rose.
Se ci sarà bisogno di scappare siamo pronti, il problema è che non credo ci sia un posto dove andare.
Qui adesso, pare, siamo al sicuro: siamo abbastanza lontani dal mondo impazzito, lontani centinaia di chilometri dalla prima metropoli, che poi non è così grande. La fortuna, se così la vogliamo chiamare, ci ha fatto essere qui nel momento giusto.
Questo è un villaggio piccolo, forse mille millecinquecento persone. Quasi tutte le abitazioni sono vecchi cottage con i muri in pietra e calce ed il tetto di paglia e quindi buoni per ospitare persone senza elettricità. Queste case tengono fuori il caldo ed il freddo.
Non riesco ad immaginare cosa stia succedendo nelle grandi città. Sono convinto che la gente abbia iniziato a morire anche dove non doveva. Città allagate, città crollate, città contaminate, città abbandonate. Armi, bande e malattie.
Una sola strada conduce qui, arriva comunque da una piccola cittadina e da li prosegue per trecento chilometri prima di incontrare un centro di una certa rilevanza.
A venti chilometri da qui c'è, o meglio c'era il ponte, lo hanno fatto saltare un mese fa. Hanno fatto un bel lavoro, non lo hanno fatto esplodere, lo hanno tagliato ed ora, sul nostro lato ci sono quattro enormi tronchi ed una ruspa, nascosti e pronti a ripristinare la strada in caso di bisogno.
La strada per arrivare qui attraversa un lungo tratto di pianura facilmente osservabile e già provvisto di posti di blocco.
Poi l'asfalto si inerpica con qualche curva ed arriva qui, sulle colline ai piedi delle montagne.
So che con il fuoristrada ed un po di fatica, in quattro cinque giorni si può percorrere la strada delle montagne e da li raggiungere la vecchia statale 34, sterrata e in non buone condizioni ma percorribile.
Volendo in una settimana o due si arriva alla strada nazionale N2 e da li in poche ore al mare ed in una decina alla capitale.
Anche la strada delle montagne è presidiata. Lassù ci vado anch'io, il mercoledì ed il venerdì li passo a fare i turni che mi spettano, con il fucile e la sacca del cibo.
In quei giorni Sara mi aspetta a casa con Rose e suo marito che stanno qui con lei tanto a casa hanno quattro figli e due figlie che proteggono gli averi di famiglia meglio di un esercito.
Il mercoledì ed il venerdì durante il giorno Sara va a lavorare alla fattoria del fratello di Rose, Stephen, in cambio di ortaggi, carne o niente, dipende. il lunedì' mattina ed il martedì tutti andiamo assieme a lavorare nella fattoria dei McTyre, sempre per avere le nostre razioni di cibo.Il giovedì diamo una mano al mulino e la domenica a pranzo, dopo la messa e l'Incontro, scendiamo giù fino al primo posto di blocco e portiamo un termos di te ai ragazzi che fanno il turno di guardia.
Per adesso nessuno ha tentato di arrivare fino qui, a parte nei primi giorni, prima della demolizione del ponte.
in quei giorni sono arrivati, da soli o in piccoli gruppi, alcuni parenti di gente che vive qui. Un'ottantina in tutto.
Agli incontri della domenica, dopo la messa, siamo sempre cinque o seicento persone, gli altri presidiano case, magazzini e campi. Gli incontri servono per organizzare la settimana, il lavoro, le guardie, ma sopratutto credo, per conoscersi e guardarsi negli occhi.
E' per questo che mi vergogno di tutte le scorte che Sara ed io ci siamo fatti di nascosto.
Ogni giorno di più sento il bisogno di dirlo a tutti, almeno a Rose, ma poi non lo faccio e mi vergogno.
Se ci troveremo alle strette vedremo se svelare il segreto o meno.
Credo che tutti abbiano delle scorte messe via perché ad oggi non ci sono stati furti o atti che segnalino la mancanza di cibo o acqua o altri generi di prima necessità.
Le tubature dell'acqua sono intatte, le tre sorgenti presidiate e per ora tutti lavorano e si comportano al meglio.
Però di notte abbiamo paura.
Abbiamo paura perché sappiamo che la fuori il mondo è impazzito, che sta' succedendo qualcosa di orribile e la gente muore in massa ogni giorno.
Domenica scorsa si è parlato per la prima volta di mandare un piccolo drappello di esploratori a vedere cosa succede fuori dalle montagne.
Io ne avevo già parlato a lungo con i figli di Rose e la nostra conclusione è stata che è meglio non farlo, non si può rischiare di far scoprire la nostra presenza. Meglio essere dimenticati.
Ma la curiosità è forte. 
Ci sono ora due scuole di pensiero: qualcuno dice di scendere, magari di notte giù al ponte, di guadare il fiume e percorrere i trenta chilometri fino al paese più vicino costeggiando la strada principale e laggiù vedere cosa succede.
In questo modo in uno due giorni si avrebbe qualche notizia.
Gli altri, tra cui ci sono io ed ovviamente i figli di Rose, pensano che sarebbe meglio percorrere i piccoli sentieri di montagna, scendere poi nella valle del Brandivei che seppur lontana è conosciuta dai pescatori di qui ed arrivare ai sobborghi della città.
Andata e ritorno credo che richiedano un minimo di quindici venti giorni.
Quest'opzione è sicuramente più dura e pericolosa ma ci sono meno probabilità di essere scoperti.
Vestiti da straccioni e con il minimo indispensabile nello zaino.
Sei sette giorni di cammino sulle montagne e poi, anche se si venisse scoperti, nessuno saprebbe da dove si arriva. Questa è una grande sicurezza per il villaggio. In più arrivare vicino alla città darebbe una visione più completa di ciò che sta' succedendo.
Comunque sia, io ho già dato la mia disponibilità ai figli di Rose e loro lo anno fatto sapere all'incontro.
Sara non ne voleva saper ma alla fine ha ceduto.
All'ultimo incontro si è parlato molto di questa esplorazione ma alla fine si è convenuto di aspettare, di vedere come si mettono le cose e semplicemente di allargare di qualche chilometro i giri di ronda e di mettere delle vedette in più sulle creste delle montagne e lungo i piccoli sentieri di montagna.
Ora sto aspettando che Sara si svegli, oggi non abbiamo niente da fare e la lascio dormire più che riesce, tanto le congetture le abbiamo già fatte tutte. So che le mancano molto suo padre, sua madre e sua sorella, ma sembra se ne sia fatta una ragione.
é così strano pensare che tutta la gente che conoscevi, forse è morta, forse è viva e soffre perché non ha notizie, o forse uccide ed è passata dalla parte dei cattivi.
Chissà. Io credo che siano morti quasi tutti, ma a Sara dico sempre che se noi stiamo bene non c'è motivo perché non stiano così anche loro lassù.
Io però sono certo che la situazione in cui ci troviamo noi sia molto particolare, credo che la fortuna che abbiamo avuto a trovarci qui in questo momento in questo posto non sia per tutti.
Le ultime notizie che potemmo sentire prima che tv, internet e telefoni smettessero di funzionare, davano catastrofi su tutti i fronti.


A noi per ora non rimane altro da fare che aspettare. Sara si è svegliata, vado a soffiare sul carbone per scaldarle il caffè ed intanto mi fumo una sigaretta.


CONTINUA.......

Di Luca Oddera

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