domenica 10 marzo 2019

CHINATOWN E IL FANTASMINO BIANCO CON LE MUTANDE SPORCHE

Di Luca Oddera

Sfrecciamo veloci e silenziosi su asfalto cinese liscio come un biliardo, nero come la notte.
Wadi Halfa-Kartoum: un' avventura.
"Quale strada ci consiglia di prendere?. questa che passa da…, quella di… oppure questa?"
"Quella che preferite, sono state asfaltate tutte e tre, questa qui è la più veloce e quella più interessante perché costeggia in parte il fiume."
Eccco qui, 3.000 km di asfalto spianati li in pochi mesi in cambio di cosa?
In cambio di un passato coloniale sconfitto, in cambio di un'autonomia finta come un trattore di plastica, in cambio di un cambio della guardia, in cambio di uno sguardo sottile al posto di uno sguardo blu, in cambio di un padrone freddo e calcolatore al posto di un padre severo e padrone.
Metri di asfalto, strisce infinite di asfalto che sono come corde che legano l'intero continente ad una sedia gialla capace di stringere ed allentare i nodi a suo piacimento.

Coltan, petrolio, uranio, cotone, oro, diamanti, bauxite, stagno, argento, frutta, tè, caffè, noci, avorio, gas naturale, legno, unghie e capelli in cambio di un motorino.

Scuole senza insegnanti, ospedali senza dottori e palazzi senza signori; motori senza benzina, collane di perle senza il filo, tubature senza acqua, in cambio di un cellulare senza credito.
Fabbriche senza operai, negozi senza commessi, cantieri senza sudore, in cambio di lampadine senza corrente.
Navi senza porto, benessere senza salute, cultura senza libri in cambio di ristoranti senza ingresso e quartieri senza vie di accesso.

Il serpente si snoda tra villaggi poveri come un sasso nel deserto. 
Il sentiero nero si inerpica su una collina, scende e se lo abbandoni per qualche metro, trovi un super albergo, nascosto dalle palme, una struttura che incassa milioni in Europa e lascia cadere scorza di arachidi negli immediati dintorni, con aria di sufficienza.
La masthaba si sta' disfacendo come un budino lasciando trasparire un'ossatura di rami ed un cuore di pietra, mentre i contorni del serpente nero si frastagliano in sabbia e farina di copertoni.

La pecora scuoiata sta' lassù, a due metri dal suolo, quella sgozzata resta a gocciolare sangue ad un metro da terra, sdraiata sul tavolo con il collo riverso e lo sguardo fisso al sole. Più sotto la pecora viva passeggia legata ad una corda corta, in attesa della sua prossima ascensione.
Li accanto due moto BMW sfrecciano alla velocità della luce verso una meta di fretta e autocompiacimento, un pullman si ferma e riversa uno sciame di divoratori di pezzettini di capra. 
Due omuncoli al tavolo sorseggiano coca cola e guardano i vestiti neri e le mani sinuose, ascoltano il vento e riprendono il cammino rotondo che va sempre verso sud.
Qui, su queste strade passano uomini che non vedono l'ora di arrivare, che sognano un salotto dove raccontare, che vivono in cambio della vita di qualcun'altro. 
Correre, correre per arrivare in fondo, volare a casa e fissare compiaciuti i loro interlocutori nel caldo tepore di un salotto.
Faccio fatica a correre così forte. Faccio fatica a capire il perché di questa fretta, non ho ne voglia ne intenzione di arrivare.
La strada è calda e lunga, nera ed abbagliante e, poco a poco, attraverso un velo di dune, lascia affiorare lo scheletro di un immenso essere millenario le cui vertebre appaiono all'orizzonte come punte di lancia sommerse da un passato possente e tradito.
Un piccolo oggetto ricorda un grande uomo. 
Un nuovo manufatto stampato nella terra della sedia ritrae un monolito di panorama che nessuno ha mai visto per davvero.
Una collana in vendita ti ricorda che ancora oggi c'è chi è capace di comprare una nazione con le perline di vetro, di comprare la libertà con una coperta.
Il cammello si inginocchia ed il suo uomo fa la stessa cosa dopo pochi secondi. Tutti e due in ginocchio di fronte al loro signore e padrone, la mia macchina, ad elemosinare qualcosa, qualsiasi cosa non sia un pezzo di quel deserto che li rende così asciutti, così bruciati, così isolati.
Denaro, tecnologia, carta, parole, scatti fotografici, avanzi, meraviglie e benessere.
L'astronave riaccende i reattori e riparte lungo la via celeste, che oggi è nera come la pece.
Mille e mille chilometri vengono percorsi per arrivare alla "Grande città' crocevia di culture e commerci" .
Notti calde e pomeriggi bollenti, deserto e tanto asfalto.
La confluenza dei due Fiumi che si contendono la paternità del regno millenario, è un miscuglio di poco più che niente, è una silenziosa metropoli adagiata nel deserto, è un grattacielo mozzo immerso tra i cammelli e la guerra.
Strade polverose conducono ad alberghi costosissimi e viali malamente asfaltati filano dritti verso periferie di polvere e recinti fatti di rovi.
La manutenzione del passato è scarsa ed ingannevole, il mantenimento del presente incerto e traballante, il futuro un miraggio che danza nelle pozze di calore come una Morgana sdentata e poco reattiva, sfiancata dal caldo del pomeriggio e dalle sconfitte notturne, desolata ed abbattuta da migliaia di anni di rovesci.
Le luci del centro farebbero sorridere un contadino di paese e le regge per uomini lontani sono isole nel deserto, pronte a scomparire in tutta fretta all'alzarsi della marea.
Caldo, caos silenzioso e piccoli interessi reciproci fanno da contorno a mercati del niente di nuovo, a negozi di merci impolverate, ad oggettini che arrivano da lontano nella speranza di andare ancora più lontano.
Abiti senza sarti, vasi senza vasai, tappeti veramente magici perché arrivati fino a qui in volo, collane di un altro mondo e pipe spente.
No alcool, No droghe, No tabacco, Niente labbra al vento. 
Abbiamo tutti il diritto di preservare e vivere la nostra cultura ed per questo che la sera ci si ritrova a discuterne in un ristorante cinese che però non serve Moutai.
Una mattina qualsiasi, dopo giorni e giorni di uffici governativi, CNN, ambasciate, consolati, polizia, decisioni, incontri, politica e denaro, le auto riprendono il loro stato di mezzi che scendono a sud, correndo veloci sul nastro nero che conduce alla terra dell'uomo nero, alla mitica regione del leone, verso le montagne invalicabili del regno di Dio.


La politica, l'uomo, la società, la volontà di potenza, i traumi del passato, il malessere del presente e la paura del futuro, il razzismo e la religione, i colori della pelle, la forma del naso e la consistenza dei capelli, tutti assieme hanno tirato una linea ed anche noi su quella linea ci arrestiamo, ci fermiamo per chiedere permesso.



"Transport"
Kartoum. Sudan.



"Desert ship"
Wadi Alfa, North Sudan.




"Wadi Alfa"
Wadi Alfa, North Sudan.



"The other sde of life"
Wadi Alfa, North Sudan.

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