domenica 10 marzo 2019

NON PERDIAMO IL FILO

Di Primo Campos
traduzione dal castigliano di Romina Farias

I ricchi, qui, in questa isoletta di pettegolezzi e ipocrisia, fanno finta di essere poveri, un pò per paura degli altri, per paura di dare, un pò per paura di fallire, un pò per far finta di essere di quella generazione "fatti da soli" che tanto ci piace nei film non decadenti.
I poveri fanno finta di essere ricchi, muoiono di debiti e rate e si aggirano in posti sbagliati, su macchine sbagliate, con vestiti sbagliati, con femmine conciate come pagliacci pronti ad esplodere. 
Fanno cene sbagliate ed acquistano oggetti sbagliati. 
Sono fuori luogo come un barbone ad un cocktail party in un verde prato sotto ad una bianca cupola in ferro battuto e ricamato.
Il coniglio gigante gira attorno ai ricchi pezzenti ed ai poveri lussuosi, indisturbato perché invisibile ai loro occhi stanchi di contare, misurare, studiare di sottecchi, soppesare, fare brevi previsioni.
Il coniglio gigante si aggira attorno a loro, dando, di quando in quando una culata qui una là. 
Questo si, qualche volta lo sentono, sentono sospingersi un pò, ma la loro domanda rimane sospesa solo per qualche istante, poi tornano alle loro occupazioni di milionari da strapazzo, da barboni al caviale.

Quando perdi quel filo che ti permette di correlare le cose tra loro con parole che escono da sole senza il bisogno ne di pensarle, ne di volerle, ne di immaginarle, allora sei smarrito come un bimbo e come un bimbo ti comporti.
Quando lasci andare quel filo che ti tiene legato ad un mondo che sarebbe meglio non dimenticare mai, diventi come un bimbo capriccioso anche se hai cento anni.
Quando perdi il filo non ti resta altro che pensare ai denari, ai lussi, alle migliaia, milioni di oggetti-sciocchezza che fanno finta di riempire ogni buca e spianare la strada per un regno dei cieli fatto di metamfetamine e barolo.
Piccoli interessi, passatempi inventati da produttori di marchingegni di ogni sorta, alcolismi da romanzetto, spacciatori a tempo perso derisi anche dall'ultimo dei poliziotti, sportivi della domenica figli della noia, letterati da antologia la cui penna sigla assegni ed appunti per la spesa da ormai innumerevoli anni, suonatori da strapazzo che elemosinano qualche quattrino in cambio di una pallida copia del divino spirito dell'arte, ribelli incatenati in un'immagine talmente triste che se si fossero visti vent'anni prima avrebbero implorato il loro migliore amico di ucciderli.

Non abbandonare mai il filo è impossibile, perderlo e ritrovarlo è accettabile, perderlo e cercarlo sempre è tutto ciò che possiamo fare quando nessuna luce ci illumina il cammino, non sapere che esiste è bestiale ed animalesco, averne paura è tipico degli sconfitti ma far finta di niente è diabolico e punibile più di ogni altro crimine, farne una bandiera è patetico ed affettato.



"Cartonero"
Buenos Aires. 




"Mirror"
Highgate, London.   


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