mercoledì 13 marzo 2019

GUERRA


     Guerra male dell'uomo, o uomo male di tutte le guerre?
Salta su che ti do un passaggio sembrano dire le guerre agli uomini che osservano il fiume.
Che possa la vita divenire un deserto in lunghi anni senza guerre? 
Chi può saperlo? 
Non certo la nostra storia, la storia di questo mondo che non conosce ere di pace. Un litigio, una litigata, una scaramuccia, una scrollata, una rappresaglia, una protesta, una sommossa, una battaglia, una guerra.
Altrimenti, con il caldo del pomeriggio la palla di neve si scioglie lentamente e resta una piatta distesa bianca.
Il significato non corrisponde all'aspettativa, il senso dello scontro non sta mai nel fine e nei partecipanti, niente vinti ne vincitori, tutti vincenti coloro che sopravvivono a scapito dei morti. 
Il morto, uno o migliaia, è il residuo di un mutamento ineluttabile quanto le sabbie del nord, quanto le sorgenti del fiume, quanto questa savana che stenta a cominciare.
La rivoluzione, tanto desiderata, sostenuta, voluta, mitizzata, non è altro che fucile e preda, pallottola e torace, coltello e sangue, violenza e occhi umidi.
Guerra è un altro nome. 
Non c'è giusto o sbagliato, non esiste nemmeno più un sopra od un sotto. 
La tirannia cade ed il popolo uccide, la democrazia sorge e qualcuno soffoca l'invidia nel malumore, nel malcontento, nell'animosità, nell'irrequietezza, placate da una tv gigante e da un'auto alla portata delle tasche più misere degli uomini più pigri.
Salirebbe dunque un ruggito se mai lo potessimo udire. 
Ma se l'orecchio fosse adatto ad udire antichi suoni si scomporrebbe il grido di guerra del leone in un milione di belati gementi, noiosi ed annoiati che mai salgono l'uno sull'altro, mai si distinguono per paura di essere uditi singolarmente.
Scopri, se ascolti con concetto, che la pecora laggiù sulla destra, grida cose che il suo vecchio Dio non voleva sentir dire, la sua smania di ribellione, di libertà, di autoaffermazione si lascia andare in pubbliche parolacce ed in tatuaggetti "pseudomarinariannicinquantasessantaoldstylescorpioncinofarfallasignifacantiprofondiconcetticinogiapponesidibaliegittoindiafinesettantaconcamaleonteedindianonorddakotamortodivaiolounsecolofa".

L'odore del culo della star del rock scende dal palco come una densa nebbia. L'uomo è libero di agitare le proprie natiche nude sul palco della vita, è libero di esprimere un sesso che non è suo e nemmeno di un suo lontano parente, liberi tutti di fare quello che vogliono. 
"Scopa pure tuo cugino e tua sorella assieme" gli dicono i potenti strizzando l'occhio, dipingiti il capello e le unghie, sii più strano che puoi, perché sei libero di farlo, anzi di esserlo, l'importante, ma questo non te lo dobbiamo dire, è che tu faccia ciò che ti viene detto e sopratutto che tu sia come ti abbiamo insegnato, che tu non dica ciò che non va detto.
In fondo che ci importa se l'elettorato è nudo, dipinto o canterino, l'importante e che tutti sappiano scrivere il loro nome e se proprio non si ricordano come si fa non c'è problema, facciamo in modo che basti apporre una croce.
Sei libero, in questo tempo di pace di esprimere le tue idee, tutte, tranne quelle che tutti non vogliono sentire.
Basta che tu sia "politicamente corretto", che non tocchi i nuovi dogmi del ben pensare ed allora puoi dire e fare ciò che vuoi.
Puoi fare sesso di gruppo in una stanza adiacente al bancone del bar e questo non è male; ma non dire handicappato!
Puoi fumare un pezzetto di hascisc in libertà sommessa ma non dire mai che tuo nonno, quello che la mamma si vergogna quando parla, aveva ed ha ragione, no questo no. 
Invece va bene quello che dice l'altro nonno, quello che invece che essere onesto e serio, si gioca un quarto di pensione al bar e cristona contro coloro che gli permettono di farlo.
Le sigarette fanno male mentre la "droga bianca" è tutelata come un conto in banca.
Sei libero di acquistare una tv grande come un cinema ma non di possedere "Cannibali e re" o "Sterminate tutti i bruti".
Hai l'infinita scelta di mille canali tutti uguali ma non quella di rigirarti per le mani uno Zarathustra commentato.

Puoi andare dove vuoi in quei quindici giorni di libertà ma non quanto vuoi, perché  il tempo e le distanze sono una miscela troppo esplosiva.

di Primo Campos
traduzione dal castigliano di Romina Farias

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