sabato 16 marzo 2019

UN PO DI FRESCO IN QUESTO CALDO


 E mentre la strada corre e scorre come un fiume al contrario, mentre le comparsette non pagate perché di colore troppo scuro per ravvivare la scena, mentre un'altra sigaretta scivola in brace e poi in cenere, mentre l'auto continua a scendere verso un sud immaginario di sabbie mobili e spiagge tempestose, lassù nel mondo abbandonato per pochi secondi, scende il freddo gelo di fine autunno.
Lassù le foglie cadute cominciano un lento ciclo di decomposizione e le bianche bacche, tradite da un momentaneo abbaglio di calura estiva, si riattivano ed i cespugli grigi si macchiano di tondi pallini che sono il ricordo di imminenti nevicate. 
Il gelo entra nelle ossa dei senza casa ed il cancro procede lungo le vie dei malati. 
Il grigio si impossessa delle menti di tutti e tutti si adagiano in un sonno mesto in attesa del prossimo colore, sia esso bianco o nero. Sia esso caldo o freddo.
Le miserie dell'uomo si trasformano in piccole cattiverie e tradimenti di stagione; tristi e freddi come le mani che accarezzano la pelle sul sedile posteriore di un'utilitaria parcheggiata nell'inedito talamo di una piazzola di periferia.
L'uomo annuncia la sua venuta con fari nel buio e rombi di motori nella nebbia, mentre le creature infreddolite si scostano quel tanto che basta per non essere viste, per non essere udite, per non essere toccate.
Le malelingue aguzzano quella punta d'ingenuo che i loro cuori, piccoli cuori, gli permettono e sfornano giochetti da attoruccolo di avanspettacolo e godono di semi che danno loro frutti tanto vecchi, stantii ed ammuffiti che vengono scartati persino dal maiale.
Facce sempre più pallide si confrontano in battibecchi e discussioni che portano lontano quanto l'arco di uno sputo.
Così, tristi ed irritati, insoddisfatti ed incoerenti, gli omuncoli e le donnette del freddo, recitano la parte che meglio gli si adatta; quella di coloro che giudicano a vuoto. 
Copiano il compito del compagno di banco ed adorano con invidia l'alloro del piccolo imperatore, rotolano nei letti freddi di persone sconosciute che frequentano tutti i giorni della loro corta vita.
Ecco però che l'immagine immaginata è la stessa proiettata dallo specchietto retrovisore della macchina, lo sguardo è lo stesso che osserva le curve snodarsi, lo stesso che questa sera poserà gli occhi su un nuovo tramonto di origine aliena, fatto di una materia estranea a questi agglomerati, fatti a loro volta, di sbuffi di fredda condensa che odora di saliva.


Non tentare di fermare l'onda prima che arrivi sulla costa, sarà lei stessa ad infrangersi, a perdersi ed a farsi dimenticare come un qualunque flusso passeggero.


di Luca Oddera

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