domenica 10 marzo 2019

CANI BASTARDI E CAMMELLI MARCI

Di Joseph Mwangwa
traduzione dal inglese di Pierre-Yves Raoult

Willy mangia banane vicino alle falde del vulcano, le ha trovate accanto alla porta della sua piccola casa fatta di giunchi intrecciati, fango e paglia.
Un bel cesto misto di banane, papaia e mango. 
Veramente ci sono sei banane un mango ed una papaia.
Willy, mentre sbuccia un'altra banana cerca di immaginare chi può avergli lasciato quel dono. 
Cerca impronte attorno alla casa, nella polvere umida scopata la sera prima. le impronte ci sono, ben nette e precise. 
Sono piedi di donna, sono i piedi di Teresa che hanno lasciato quelle impronte. Certo lo sapeva già, ma nono si sa mai.
Una dura serata con quelli del clan dei Cani, una dura serata di amicizia e fermentato di palma, di pacche sulle spalle, di risate fragorose e progetti per cambiare il mondo. 
Una serata di donne veloci che si strusciano come bestioline.
Era tornato alla capanna senza cedere alle lusinghe di Viola, di Mawunga, di Jane? Willy credeva di si ma non ne era mica sicuro.
A casa ci era tornato da solo, c'erano le impronte a dimostrarlo, ma prima di tornare a casa?
Le banane di Teresa erano un vero toccasana, dopo una dura notte non fa bene rimanere a stomaco vuoto. Willy era sicuro che Teresa avesse saputo della sua notte brava e proprio per questo ora quel cibo era li.
"Che donna, che creatura dolce e formidabile."
Willy doveva fare una scelta, erano mesi se non anni che doveva fare questa scelta. 
Teresa la dolce donna della sua vita lo attendeva e lui sprecava il suo tempo a gironzolare scapolo nella speranza di cosa?
Willy sapeva benissimo cosa avrebbe fatto nei prossimi giorni, si sarebbe dato una ripulita, si sarebbe iscritto all'università per finire gli studi da dottore che aveva abbandonato due anni prima e sarebbe andato da Teresa a dirle che gli sarebbe piaciuto che fosse proprio lei a preparargli la colazione tutte le mattine.
Ancora un giorno o due per dissipare i fumi delle sostanze alcholiche, per sgonfiare un pò e potersi presentare al rettore ed a lei in piena forma.
Vita lunga, figli e benessere, ecco tutto ciò che cercava.
Willy scese la scarpata fangosa, si incamminò lungo la strada segnata da profondi solchi e si diresse verso la piccola missione di Bagunda. 
Là, suor Maria lo avrebbe aiutato, lo avrebbe consigliato, sarebbe stata felice di accompagnarlo passo dopo passo in questa sua nuova avventura. 
Suor Maria, che veniva da così lontano sapeva tante cose e sicuramente lo avrebbe approvato, gli avrebbe scritto una piccola letterina di raccomandazioni per il rettore e chissà, magari anche un lavoro...
Mentre scendeva a valle Willy si sentiva leggero e tranquillo, non scacciò i cani quella mattina, non tirò sassi ai monelli che gli correvano attorno e non abbassò lo sguardo passando davanti alle case degli anziani.
La terra risplendeva del rosso della Grande Madre, i tetti di paglia scintillavano della leggera pioggia notturna, la vegetazione sgocciolava di quel verde che non esiste in nessun altro posto al mondo. 
Un acre odore di foglie umide, di frutta in fermentazione, di pollini e fumo cominciava a levarsi nell'aria. 
Quello era l'odore della sua terra, del suo popolo, della sua vita e Willy ne era felice.
Un'ora di cammino, di buona lena anche solo cinquanta minuti, un'ora per mettere assieme gli ultimi pensieri prima di cambiar vita per sempre.
Non ci volle molto per capire che era successo qualcosa.
Fuori dai cancelli della piccola missione di Santa Lucia si era radunata una folla.
Willy acellerò il passo, poi corse per un tratto e vide donne in lacrime e uomini seduti che cercavano bastoni con lo sguardo, bastoni da percuotere a terra , bastoni per scaricare la rabbia.
Willy riuscì ad arrivare al cancello di ferro, ad aprire lo sportellino ed a parlare con la guardia.
La guardia lo fece entrare, era di casa Willy.
"Cosa è successo?"
La guardia gli mise le mani sulle spalle e, con gli occhi pieni di lacrime e rossi delle lacrime già versate, gli comunicò la morte.

Willy spinse di lato l'uomo e corse verso il portico e lì, riverse sulla porta, una fuori, una dentro giacevano, straziate, insanguinate, contorte, quasi smembrate, morte, suor Maria e Teresa.
Willy si accucciò accanto ai corpi, sfiorò la veste di suor Maria e fece per accarezzare il viso di Teresa, qualcuno lo spinse via, un poliziotto, un militare forse.

Ventuno coltellate a suor Maria.
Ventuno coltellate a Teresa che si trovava lì per caso.
Ventuno coltellate erano una firma, un segno inconfondibile, un sicuro atto di guerra.

Il clan dei Cammelli era sceso lungo le strade buie, aveva chiesto asilo, era entrato nella missione ed aveva firmato la condanna a morte di migliaia di persone.
"Bastardi, maledetti assassini, Cammelli marci, adoratori di satana e Maometto, avete messo le mani nel posto sbagliato" urlava qualcuno da dietro al cancello ed intanto i primi bastoni cominciavano a percuotere la terra, sempre più forte, sempre in maggior numero.

Quattro case più in là, Alì ebbe notizia dell'accaduto, gli tornarono alla mente le tragedie di quindici anni prima. Chiamò sua moglie e le disse di correre alla scuola, prendere il figlio e dirigersi dagli zii al villaggio. 
Poi Alì uscì di corsa per andare a prendere la sua bambina alla scuola di cucito ma quando arrivò il mondo gli crollò addosso.
la piccola ………… era stata uccisa a bastonate assieme ad un'insegnante e ad altre sei bimbe.
I corpi erano lividi e gonfi. 
Alì si inginocchiò, prese in braccio il corpicino ed urlò di rabbia e dolore.
Poco lontano echeggiò il primo sparo ed il mondo si gelò per un'istante, poi si riprese, cambiò espressione ed indossò la maschera della guerra, della follia, della morte.

Pazuzu riemerse dalla vegetazione, rinvigorito e sogghignante e fiero e potente scivolò rapido e silenzioso verso la città. 
Cibo e vita per il grande Dio, morte e distruzione agli uomini.
Pazuzu sbava pregustando i giorni a venire, si solletica lo stomaco marcio al pensiero della fresca carne pronta ad imputridire, si inebria dell'odore dell'odio che potente si sta' levando.

Quaranta giorni durò la follia, quaranta giorni e quaranta notti ci mise la marea nera per salire e defluire.
Morirono in migliaia, morirono innocenti e traditori, succubi e padroni di fucili, donne, bambini e vecchi furono trucidati, animali sgozzati e lasciati a marcire. 
I tetti presero fuoco le scuole crollarono e gli ospedali si riempirono di cadaveri e fumo.
L'esercito arrivato dalla capitale e i grossi blindati dell'uomo bianco, misero fine alla violenza, misero fine al dolore con altro dolore.
Ne buoni ne cattivi, solo cadaveri.
Oggi la quiete è tornata, un cane passeggia curioso attorno ai resti carbonizzati della casa di Willy, la missione di Bagunda è stata sostituita da una piccola caserma permanente di soldati arrivati dalla città. 
Viola, Mawunga, Jane sono andate via, al seguito dei militari sono andate alla capitale.
Willy è morto l'ultimo giorno di combattimenti, ma solo dopo essersi guadagnato un posto di rilievo nell'inferno che lo attende.
Le suore per il momento se ne sono andate e le strade sono sprofondate sotto il peso dei blindati.
I pochi anziani rimasti hanno discusso a lungo con il colonnello Yabushebua a proposito del cambio di nome del villaggio. 
Alcuni dicono che il nome è troppo cristiano, troppo legato al clan dei Cani, altri dicono il contrario, dicono che i musulmani ci hanno messo lo zampino, che il clan del cammello è troppo vicino a quel nome. 
Sarebbe bello pensare che tutti vogliano semplicemente dimenticare ma Pazuzu è ancora in agguato.
Il grosso dell'esercito torna in città senza aver risolto il problema del nome.

Adesso, lungo la strada di terra rossa giace un grande villaggio senza nome, un posto abbandonato dagli spiriti buoni, un luogo che Pazuzu trova ricco e confortevole, un luogo che nel bisogno di dimenticare si scorderà presto delle violenze subite ed inferte.
Il colonnello Yabushebua, a bordo del suo grande fuoristrada da guerra lascia il villaggio seguito dalla colonna dei mezzi della sua guarnigione. 
Questa operazione gli varrà una medaglia e parecchi denari per il futuro, denari che gli arriveranno dalla guarnigione insediata nella missione di Bagunda.

Mentre esce dal villaggio Yabushebua si volta per dare un'occhio al suo esercito.
Voltandosi vede il cartello con il nome del villaggio cancellato con pennellate di vernice bianca. 
Qualcuno, con vernice nera ha scritto in lettere maiuscole:

WELCOME TO HELL.

Yabushebua si volta, osserva la strada e sorride:"Si troveranno bene, si si, i miei uomini si troveranno proprio bene quaggiù all'inferno"

NOTA
(Sono storie brevi queste, con personaggi che affiorano e muovono qualche passo. 
Sono giornate brevi, quelle invernali ma calde in cui i mosconi escono lenti e strisciano dattorno credendo sia arrivata la primavera. 
Personaggi come questi meritano stagioni vere. 
Meritano in questo caso una nota che sarebbe bene fosse ben più lunga del racconto. Una nota con caratteri grandi come gli altri ma magari un poco diversi giusto per distinguerli. A nessuno piace cavarsi gli occhi per leggere le note.
Ovunque ed in qualunque epoca ci sono stati gatti che vivono in casa al calduccio e gatti che vivono al freddo e mangiano lucertole quando ne trovano. 
Ma non si parla qui certo solo di gatti ma anche di cani, ci mancherebbe. Ecco, così è, così è sempre stato e così sempre sarà perché la storia è una ruota che gira. Ma questo, al fine, non è necessariamente vero. Sfortunatamente la storia potrebbe non essere una ruota. 
E' semplice a ben pensarci: questa odiosa disparità tra gattini che crescono fuori al freddo, tormentati dalla fame e dalla paura della volpe e quelli ben pasciuti e carezzati che li osservano dai vetri delle porte si può risolvere in fretta.  Gattini, va ben, ma vale pur per i cani. per i cani qualche passo avanti è già stato fatto.
Ecco, basta armarsi di buona volontà e sterminare tutti i gatti che vivono al freddo, abbandonati… abbandonati da chi? Ah già, da noi. Ecco, sterminati tutti i gatti…eh si certo e tutti i cani…che hanno preso nome di randagi, ecco che così ci saranno solo gatti -e cani- ben pasciuti e curati. 
Certo ci rendiamo conto che nella mischia, nell'operazione benefica di pulizia, di cui si fanno -fecero- carico diverse associazioni no profit di benpensanti e volontari d'ogni sorta, ci andranno di mezzo anche alcuni gatti da casa che, per malaugurato episodio, si trovassero all'aperto senza collare di riconoscimento durante le crociate benefiche di pulizia sistematica.
Così come questa storia tocca gatti e cani in egual modo, nella stessa maniera riguarda, per diretta via Cani e Cammelli; come emerge dal breve racconto sopra riportato. 
Certo la storia non sta in piedi se si parlasse di cani veri e di cammelli veri poiché il cane è inutile, o poco utile e di sicuro senza Valore, mentre il cammello è molto utile, anzi è molto utile il suo Valore. 
Ma noi stiam qui parlando di Cani e Cammelli con le C maiuscole non minuscole. Anzi noi siam qui a raccontare le vicissitudini di alcuni cani e cammelli che casualmente si trovarono ad essere Cani e Cammelli.
Willy, Alì, Teresa, Viola e molti altri di cui i nomi appariranno a suo tempo.
Adesso siamo nella contingenza di trovare sì il tempo per raccontarvi questi nomi, e la cosa di per sè sarebbe già poco facile perché ci vuole allenamento, ma dobbiamo anche trovare uno spazio in cui metterli e questo potrebbe richiedere ancora più lavoro di quel che immaginate. Trovare uno spazio ai nomi richiede fatica, più di quella che si possa pensare perché le cose vanno fatte per bene e non possiamo mettere il latte nella bottiglia del vino e sopratutto non possiamo mettere il vino nel cartone del latte!)

Nota alla NOTA

Willy ed Alì per un certo periodo frequentarono la stessa scuola ……..

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