lunedì 11 marzo 2019

FARFALLINE CAMBIACOLORE


Le pene che provava Carmen ogni volta che vedeva il piccolo Samuel che restava a casa a piangere invece che andare a scuola, le possiamo solo immaginare.
Vedere Samuel che non andava alla lezione era per Carmen la sconfitta più grande che ci potesse essere.
Alle volte pensava che l'ignoranza era peggio della morte. 
E per questo che penava così tanto quando non aveva quei due centesimi da dare a Samuel.
I due centesimi erano il prezzo di una giornata di scuola, erano il sintomo di una povertà così radicata, di un'economia così allo  sfacelo che non ogni anno, non ogni mese e nemmeno ogni settimana andavano pagate le rate a scuola, bensì ogni giorno. 
Giorno per giorno si tirava avanti, da una parte e dall'altra.
E come sempre nessuno ad ascoltare i lamenti ed i pianti notturni di Carmen.
Pianti notturni, occhi arrossati mattutini, ma al risveglio del piccolo Samuel, tutto a posto, perché, credeva Carmen, non si dovevano mai riversare sui figli le pene dei genitori, mai e poi mai. 
Ogni essere umano ha già destinate alla nascita il suo bel numero di pene senza che gli siano accollate anche parte di quelle di coloro che arrivarono prima.
Così Carmen, durante la giornata, con Samuel e con tutti era sorridente ed affabile, poi la notte piangeva sommessamente, prima di addormentarsi ed alle volte anche nei sogni.
Si svegliava con gli occhi umidi di lacrime ed il viso affondato in un immaginario cuscino mai posseduto per soffocare i singhiozzi.
La casa di Carmen era quattro metri per tre, un pò più grande di quella nella quale era cresciuta, leggermente più bassa ma un pò più grande.
Cinque anni prima, quando Martin era ancora in vita, Carmen si compiaceva parecchio del fatto che vivevano in una casa più grande di quella in cui era cresciuta. 
Era un buon segno, era un segno di benessere, di crescita e di sviluppo.
Alle volte si metteva accucciata in un angolo della casa e cercava di averne una prospettiva completa. Le piaceva, era grande, spaziosa ed ariosa.
Quando era arrivato il piccolo Samuele avevano aggiunto un lettino di legno fatto da Martin e nonostante questo non avevano dovuto rinunciare al tavolo e nemmeno ai due bauli. 
Una zia di Martin le aveva regalato una zanzariera e lei l'aveva appesa sul lettino, ogni due o tre giorni la lavava con cautela mantenendola sempre candida.
Durante le notti d'estate, Carmen, nella zanzariera ci metteva sempre due farfalle bianche, perché era sicura che proteggessero il piccolo Samuel durante la notte. Crocifisso e Farfalle.
Carmen sapeva che le farfalle avevano poteri curativi se sbriciolate nella minestra, ma se vive e svolazzanti, oltre che a mantenere lontani gli spiriti cattivi, servivano a correggere gli umori delle persone, a tranquillizzare le donne e placare gli uomini.
Segretamente Carmen, catturava farfalle bianche con un lembo della zanzariera asportato ad arte e fissato su un ramo a V.
Segretamente Carmen osservava, nel tardo pomeriggio, il volo delle farfalle nella campana della zanzariera.
Verso le sei il sole scendeva fino sopra l'orizzonte lontano e gettava i suoi raggi obliqui attraverso l'apertura della finestra rivolta ad ovest.
i raggi arancioni si posavano morbidi sui muri intrecciati. Attraversando l'aria immobile della casa illuminavano il pulviscolo sospeso rendendolo splendente come polvere d'oro.
Le farfalle si trasformavano in piccole fenici fiammeggianti che, splendenti, gettavano radiosi riflessi sulla zanzariera.
L'effetto era magico, i colori erano una magia buona e Carmen, tutte le volte che poteva restava ad osservare quello spettacolo con il piccolo Samuele tra le braccia.
Poi, una sera, mentre si deliziava di questo spettacolo qualcuno scostò la tenda di ingresso e le chiese di uscire.
Carmen si presentò sulla soglia con Samuele tra le braccia.
Fuori, in una carriola per il cemento e la terra, giaceva senza vita il corpo di Martin, coperto da un grande pezzo di stoffa marrone. 
Il viso rivolto al cielo e le braccia verso terra.
Nascose il volto del piccolo Samuele nell'incavo dell'ascella, si guardò attorno per cercare sostegno.
Trovò gli occhi di Masunda, occhi in lacrime ed a quelli consegnò Samuele chiedendo che fosse allontanato da quello spettacolo.
Carmen si inginocchiò vicino alla carriola e pianse. 
Fu sostenuta da qualcuno.
Martin era morto sul lavoro e quindi il suo capo aveva inviato, con carriola, trasportatori e cadavere, anche un ambasciatore che faceva le condoglianze da parte dell'impresa, consegnava alla moglie i pochi attrezzi da lavoro e quietanzava la liquidazione post mortem di settanta sette dollari più un bonus di dieci omaggio del capo in persona.
I trasportatori inoltre si offrirono, potendo usufruire degli attrezzi che furono di martin, di dare degna sepoltura al corpo in cambio di soli cinque dollari.
Carmen acconsentì, sapendo per altro che la carriola sarebbe dovuta ritornare dal suo legittimo proprietario entro sera.
Così, da un giorno all'altro martin giaceva sotto terra e Carmen e Samuel restavano soli al mondo.
Non proprio soli in questo mondo, perché qualche amico c'era e pure qualche cugino, ma soli nel loro mondo. la famiglia era smembrata, divisa, seccata.
Così Carmen che fu tanto dolce da ragazza divenne una donna dura, dallo sguardo profondo e dalle membra nervose.
Lottava ogni momento contro le piccole avversità della vita, sperando un giorno di poter combattere i grandi mali che affliggono gli uomini.
Ma la vita, alle volte, con i piccoli dolori ti tiene a bada come fossi un cane a catena, ti tiene nel cortile dei pensieri e nel aia delle azioni e tutto ciò che ti resta è tirare avanti concedendoti piccole vittorie a fronte di grandi sconfitte, piccoli passi contro grandi correnti, piccoli salti avanti nella tormenta e grandi gioie alle cinque di sera quando le farfalle volano nella zanzariera ed i raggi del sole cadono obliqui attraverso la finestra della piccola casa.
I morti certo non parlano ma, per coloro che li conoscevano quando erano in vita, hanno sempre una storia da raccontare, così Carmen, allo scendere delle tenebre ascoltava le storie di Martin, ne ricordava i lineamenti e soppesava, parola per parola ciò che veniva detto nel letto vuoto e freddo.
E' così che la morte entra nelle vite, una grande tragedia che lascia un piccolo strascico di gocce che un giorno andrà esaurendosi nel ricordo.
A ben pensarci, nessuna casa del villaggio era stata esente dalla sua dose di morte, a ben pensarci era un destino che accomunava tutta quella parte di mondo senza escludere nessuno.

La morte fluiva per il villaggio come aria fresca la mattina, scendeva sulla strada come pioggia tiepida, avvolgeva tutto come le tenebre, entrava obliqua attraverso la finestra incontrando nere farfalle che si libravano quasi immobili sul letto di Samuele.



"I migliori vestiti"
Lisala, Repubblica Democratica del Congo




"L'arrivo, Un giorno speciale"
Arrivo a Kisangani, Repubblica Democratica del Congo




"Sono qui, ancora per poco"
Nieu Bethesda, Sud Africa


di Rosella Mutola
traduzione dal portoghese di Hara Cecilia

Nessun commento:

Posta un commento