sabato 9 marzo 2019

"PAURA DEL BUIO" ED ALTRI NOMI

di Manuel Stein
traduzione dal tedesco di Roberto Giacchello

Quando l'uomo solitario si perse per la giungla le scimmie gli dissero che faceva ridere.
Passo dopo passo le sgorbie figurine lo seguivano saltellando di ramo in ramo lanciando striduli versi e mimando gesti osceni.
"Torna nel tuo appagamento" gli gridavano dai rami più alti, "tornatene in città 'paura del buio'." 
Così lo chiamavano. 
"Paura del buio" era il suo nome da quando era entrato nella foresta.
Le scimmie lo chiamavano "Paura del buio", i coccodrilli "Paura delle Profondità", i pesci gatto "Paura dell'acqua", l'ippopotamo lo redarguiva dalla riva: "Non provare ad avvicinarti al fiume "Paura della tua ombra", altrimenti ti stritolo come un rametto"
"Paura del cibo" lo chiamavano le donne e "Paura delle donne" lo chiamavano gli uomini.
L'uomo solitario continuava a camminare chiedendosi perché tanti nomi per un uomo solo, ma la sua mente, impegnata a leggere tutto quel verde, quel marrone, quei colori che dominavano creature, esseri umani, terra e piante, non riusciva a darsi risposta.
Camminando per i sentieri fatti dagli uomini, sgusciando lungo le piste fatte dagli animali, insinuandosi nelle intercapedini tra le casette di paglia e fango, l'uomo solitario, si rivolgeva alla gente ed alle bestie chiamandole tutte con un solo nome.
"Paura di me" le chiamava, tutte, nessuna esclusa, persone e bestie si contorcevano dal dolore ogni volta che lui le chiamava così. 
Dove passava lasciava una scia interminabile di dolore, di sogni infranti, di rabbia, di sconfitta, di potere corrotto che mai arrivava al suo culmine.
Dall'alto di qualche lieve collina, osservando ampi tratti di foresta, si compiaceva, qualche volta, del suo potere, immenso ma provvisorio, un potere che scemava ogni qual volta la luce si abbassava lasciando spazio alle bestie della notte, agli uomini invisibili, a coloro ai quali, nelle tenebre, basta chiudere gli occhi per scomparire alla vista. 
Lui, così luminoso e potente restava inerme ed inerte come una radice bianca, in attesa che il giorno tornasse.
L'uomo delle notte chiude la bocca, serra gli occhi e scompare alla vista di chi non ha naso per sentire il sospiro delle cose che non si vedono.

Tanta acqua che nessuno poteva immaginare scendeva dal cielo. 
Lungo un pianeta che ha nome Fiume scorrono le vite di tante persone che nessuno conoscerà mai, persone che vivono in un pianeta che non è una sfera, non è un sasso, ma una lunga discesa con cataratte che rompono la monotonia della quieta distesa in movimento.
L'uomo che camminava da solo si addormentava ogni sera con il cuore in gola e si svegliava ogni mattina con il gusto della notte in bocca.
Continuare a camminare.



"A light in the dark"
Chelinda Camp, Nyika N.P. North Malawi.

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