domenica 10 marzo 2019

BORDERLINE… DIPENDE DA CHE LATO ARRIVI

Di Luca Oddera

L'albero d'argento scintilla al sole come se fosse coperto di gocce di rugiada. I profani lo osservano con reverenza, i credenti lo adorano senza limitazioni.
Laggiù nella terra di confine, dove tutto si allunga in un orizzonte lunghissimo, l'albero d'argento lascia cadere la sua rugiada cristallina solo quando la sera rinfresca l'aria, solo nel momento in cui gli occhi degli uomini smettono di essere socchiusi. 
La rugiada scende, si asciuga, disseta le radici e fuori, lontano, si accendono le luci.
L'ultima città della terra si anima di piccoli truffatori, prostitute da quattro soldi, fuochi e pezzetti di carne arrosto. I volti dei poliziotti e dei soldati si contorcono disegnati dalle fiamme dei mille fuochi, i sottili vicoli si infrangono nel buio e le baracche di lamiera accendono rossastre luci che invitano l'uomo abbandonato. Gira l'alcool e qualche droga, le donne cosce aperte stese su letti sudici invitano uomini sporchi e sudati. 
L'accampamento degli unni, il bordello visionario posto sotto al vulcano, l'incubo dal quale non riesci ad uscire perché le gambe corrono nella molla gomma, il regno della malattia, lo scolo di fogna che scorre lento accanto all'abbandonata verdura notturna. 
Il topo corre, scarta e si intrufola, il dio denaro cambia mano in quantità minuscole ma importanti. 
Un vicolo buio dopo l'altro, un fioco fuoco, la lampadina traballante, il posto dove l'uomo chiaro non scende mai, la malattia non si accontenta di strisciare ma galleggia nell'aria torrida. 
C'è del sugo sul letto, della marmellata sul cuscino, delle bucce di banana marce sotto al materasso, un sacchetto di unghie appeso sopra alla culla e gruppi di disperati che defecano nel buio. 
La lampadina traballa, si spegne  e occhi blu passa oltre. Qualche volta è meglio non guardare, non assaporare, non sentire, ma è importante essere li per cogliere quel rivolo minuscolo di realtà, di verità di vita.
Il cristo piange lacrime di sangue sulla croce e le sue lacrime assumono il loro ultimo e primigenio significato, quello della salvezza, della redenzione. 
Il sacrificio cruciforme salva l'uomo, lo divide dalla bestia con un colpo deciso e sicuro e solamente lo stolto pensa che si possa tenere il piede in due scarpe.
Maometto resta immobile in attesa della montagna, cristo lacrima sangue sui sudditi di satana.
Non so proprio quale occhio allenato all'autostrada, al cinema, alla piscina, all'estate, al mare, al cruscotto, al bidè, allo schermo luminoso, al denaro di papà, al sorriso di un'amica… non so proprio quale occhio così allenato si sia mai posato su questo dedalo umano. 
Solo i "cuori di tenebra", le anime perdute, i vigliacchi del paradiso sono passati di qui ed hanno visto. 
Quello che vede l'occhio sente l'anima e se ne allontana come se non conoscesse la verità.
Troppo duro, crudo e bestiale è il dipinto oscuro del sentiero di fango, delle baracche in fila delle anime infilzate dallo spiedo del soldato stanco di allettare. Troppo difficile da ammettere è quel misto di sangue, sudore e piume di gallina, quel pianto di bambino sommesso che si intreccia con il sospiro roco del coito malato del dio ubriaco.

Il letto traballa, il fucile scivola, i fianchi oscillano, gli sguardi si allontanano, i colpi aumentano il ritmo, le dita dei piedi si ritirano come artigli, il peso aumenta sui reni, una mano si allunga, afferra la culla improvvisata, e sotto ai colpi della disperazione, trova il tempo di farla dondolare per acquietare quel pianto che distoglie la mente dal lavoro e prolunga la pena del cliente pagante e maleodorante.

Piedi nel fango, abbandono, notti scomode ed ammuffite, amuleti tanto potenti quanto inutili, cibi insipidi e code di topo.
Le armi passano di mano, i sultani della frontiera passano le consegne e sperano di giacere in letti di rose. 
I brandelli di taccuini attendono nella scrivania abbandonata e qualche occhio lucido e brillante trova forza nell'onestà, nella dedizione al suo lavoro destinato ad essere strumento di chi giace nella baracca illuminata a giorno immerso nel sesso e nelle zanzare.
Qualcuno ci prova, con dedizione, coraggio ed orgoglio pur sapendo che anche quella notte il fucile passerà di mano e sparerà ancora. 
Il bambino lontano dorme sonni tranquilli in posti appena più decenti mentre il padre aspetta che cada qualche moneta dalle bisacce dei gendarmi, dei viaggiatori, dei signori del male. 
Una fotografia sul cuore, un piccolo crocifisso al collo e la speranza di poter presto smettere.
Un'ora prima dell'alba, otto ore dopo il tramonto, la notte si calma, si lascia snodare dal sonno. 
Gli uffici malandati aprono i catenacci.


"Avanti signori, venite avanti e mostratemi un'altra volta le vostre effimere e sudicie scartoffie, i balli sono aperti.



"Spider's Castel"
Ziguagwa, Mzuzu, Malawi.

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