sabato 16 marzo 2019

NOVANTOTTO CENTONOVANTATREESIMI, mozione accolta.


Le cose la fuori si stavano mettendo davvero male, almeno così sembrava.
Ma che tutto stesse andando verso un imbuto sozzo e da li in una cloaca lo potevi capire sia dagli sguardi dei passanti quando uscivi, sia dalle trasmissioni televisive che erano sempre più riciclate, sempre più una farsa. Compresi i notiziari senza quasi notizie. nei negozi pure la merce non deperibile appariva avariata, tutto sembrava uscito dal dimenticatoio e messo li per riempire gli scafali in un ultimo sussulto di vita da consumo. ma pareva davvero una parodia. La gente si scambiava pezzi di spazzatura come fossero gioielli, vecchi vestiti come fossero abiti di alta moda e poi tutti si aggiravano vestiti come buffoni ad una fiera. Si guardavano l'un l'altro …. ma per vergognarsi. Il nero era tornato di moda, era più facile mascherare i difetti ed attirava meno l'attenzione degli altri. ciò che un tempo la gente derideva, adesso lo bramava perché pareva essere l'ultima cosa che fosse rimasta cui aggrapparsi, l'ultimo straccio al quale appendersi per non perdersi, per non dover rinnegare tutto quello che si era fatto fino a quel punto, per non dover dire: "Ho sbagliato, è anche colpa mia". Ma il punto non era quello, il punto era un altro, qualcosa di più profondo. Non sapevano vivere diversamente da così. lo spazio si contraeva , il tempo si distendeva e diventava rotondo avviluppandoli e producendo in loro crisi isteriche da adolescenti in paranoia. 
Ed intanto una pioggia nera, appiccicosa e sporca scendeva lentamente, molto lentamente, tutti i giorni, almeno due ore al giorno. Il sole non sorgeva mai. No, l sole sorgeva ma rimaneva sempre nascosto dietro a sottili nubi grigie. il cielo era sempre color ferro, gli alberi secchi, quasi tutti, la terra colore dell'asfalto e  l'asfalto sgranato si sbiancava al sole come un vecchio pavimento di cemento.
Era morta molta gente, seppellita con repentina efficacia; all'inizio con adeguati funerali, dopo con ricercati sotterfugi. Interrati, i cadaveri, dapprima in tombe di di terra o cemento, chiusi in casse di legni pregiati, dopo, un po alla volta in gabbie di ferri da cantiere e immersi in colate di cemento dentro a buche profonde pochi centimetri. 
Qualcuno ebbe l'idea di non scavare troppo in profondità. non si sa mai.   
Qualcuno aveva sviluppato tecniche di sepoltura nel ferro che erano raccapriccianti, ma economiche ed efficaci. Una sola barra di ferro da quattro metri veniva inserita nell'ano, fatta uscire dal collo e poi attorcigliata attorno a tutto il corpo come una sciarpa. Due sacchi di cemento un metro cubo di ghiaia, una fossa profonda 90 centimetri. Bam! Bloccato li per l'eternità. 
Chissà poi perché. Perché avevano tutta questa paura? Si, pare che qualcuno fosse davvero tornato, li avevano visti in giro, battere alle porte per sottrarsi al freddo delle strade. Ma poi si erano allontanati mestamente ed erano spariti. Qualche tomba del vecchio tipo era effettivamente stata trovata divelta ma chissà se da dentro o da fuori, chissà, forse erano i vivi a scavare e cercare conforto negli oggetti seppelliti con i morti. Forse quelle persone che si aggiravano all'imbrunire bussando alle porte erano solo straccioni in cerca di aiuto…..vecchi avvocati senza lavoro, antichi imprenditori senza più niente da fare, bottegai ridotti a ciondolare per le strade in cerca di cibo. 
Era così difficile distinguere i vivi dai morti che spesso venivano confusi gli uni con gli altri. E questo mi bastava per decidere che uscire di casa era giusto solo se necessario. 
I negozi di tv erano spenti, quelli di tecnologie anche, brillavano candele nei panifici, negli alimentari e negli ambulatori. Anche nell'ultima osteria si teneva qualche luce accesa la sera, qualche risata squassava il silenzio come una granata, ma poi moriva lì, nel traballante fremito di una candela. Qualche strumento suonava, ma lontano, sempre troppo lontano per sentirne i benefici.
Io, da parte mia mi ero ritirato in casa, mantenevo rapporti saltuari solo con qualche vecchio amico, passavo le giornate a raccogliere legna. la tagliavo con l'accetta, si, ma il più delle volte trovavo legna secca già tagliata. Sembrava non importasse a nessuno della legna. Strano, molto strano ma non chiedevo in giro per paura di dare il via ad una corsa all'oro.
Così avevo i magazzini, le tettoie e le soffitte stipate di legna secca, di sacchi di grano, di taniche di benzina. i cassetti pieni di accendini e medicine. Avrei voluto avere un dottore chiuso in mansarda ma non potevo permettermelo. Qualcuno lo aveva fatto, mi dicevano. Cibi in scatola e candele. Qualche libro e vestiti. 
Si andava avanti giorno dopo giorno con i pochi contanti rimasti in circolazione. Si comprava poco, solo il necessario e chi si permetteva il superfluo lo metteva in mostra tutte le volte che poteva ma l'effetto era patetico, davvero patetico. Parcheggiare una bella auto in un vialetto invaso dalle erbacce, mettere un bel vestito e belle scarpe e poi camminare cercando di scartare le pozze di melma. Qualche volta potevi provare tenerezza, ma poi, li guardavi in faccia, negli occhi, ed allora ti passava tutto e ti facevano solo ribrezzo, ti davano la nausea.
Chiudetevi in casa e datevi fuoco così che possa non incontrarvi più per cortesia. Grazie, se non volete prendervi una bastonata sulla testa.

il cancello che dall'esterno dava sul mio giardino, comunque, lo chiudevo sempre , con la catena ed il lucchetto. Meglio così, se ti trovavi uno in giardino potevi domandargli perché fosse li e cacciarlo.


di Luca Oddera

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