sabato 16 marzo 2019

VIAGGI INVENTATI


Beh, potrei raccontarvi un viaggio di sei mesi, totalmente inventato, facendo un puzzle di trenta paesi, dandogli un minimo di coerenza spaziotemporale e lasciandomi poi andare ad ogni tipo di invenzione, lasciando correre l'immaginazione, scrivendo aneddoti utili a raccontare, insegnare, denigrare, spiegare, disincantare, rattristare…… e nessuno, dico nessuno, potrebbe smentirmi. Quel periodo appartiene solo a me. Nessuno tranne Cecilia, perché era là, ovunque sia questo o quel "là". Solo una grande schiera di amici, conoscenti e parenti potrebbero, tutti assieme, dopo lunghe consultazioni e studi, solo un team di questo genere, dicevo, potrebbe smentirmi. Ma non succederà mai che un gruppo di questo genere si riunisca per venire a capo di cosa così poco interessante. Quindi posso sentirmi libero di utilizzare lettere, parole, periodi, viaggi, avventure, invenzioni, storie fantastiche, per ridare lustro al libro che sto scrivendo.

Econe un esempio:

quell'anno stavo risalendo il corso del Nilo (il Nilo è un grande fiume -più lungo che grande- ed è inoltre ramificato, e, come molte cose della natura, indescrivibile se non in poesia. 
Mi spiego: cercano d dirci quanto è lungo, ma la foce si sposta, e poi non sanno bene da dove parte, o meglio, "il mistero è stato svelato all'epoca delle grandi esplorazioni (e che esplorazioni!) ma sarà poi vero? Visto che poi di Nilo ad un certo momento se ne trovano più d'uno gli hanno dato dei nomi di colori (bianco ed azzurro)….quindi è piuttosto complesso capire dove effettivamente comincia….
Tutti e due cominciano da un lago, ma quel lago è solo grassa parte rigonfia di un fiume precedente, o di fiumi precedenti…..
Quindi l'origine si perde in un dedalo di ramificazioni poco comprensibile ad una mente che cerca spiegazioni nette e precise. 
Di sicuro nasce sopra all'equatore……ah ah… ne siete così sicuri? Nooooo….
Ebbene se non ho voglia di spiegare esattamente, tramite coordinate, numeriche, temporali, sociali, geografiche, ecc, ecc…..nemmeno per sogno che possiate capire quando dove e se ero……

Quindi riprendiamo:
quell'anno stavo risalendo il corso del nilo, sgommavo verso sud alla velocità della luce, quella velocità cui speri il tempo non passi…ma passa, passa come è vero iddio. Ma passa più lentamente…questo pare sia accertato e certificto…basterebbe essere tanto intelligenti da capirlo…io non lo sono, quindi non capisco, ma lo sento e ne ho fatto appositamente esperienza……

Il sole sorgeva dietro una duna di sabbia e terra, la luce si irradiava dapprima soffusa e poi netta. I contorni delle cose mutavano come muta il baco in farfalla e dalle nebbie del buio mattutino affioravano chiari e netti i profili di ogni cosa, dal sasso a un centimetro dalla mia scarpa al minareto lontano un chilometro. 
La pace eterna arrivava così come niente fosse a regalaci una nuova giornata.
Il caldo, quello vero aveva ancora da arrivare e mi godevo ogni momento della temporanea frescura.
Di fronte a me, ad ovest vedevo il sinuoso corso del fiume scendere  lento e placido, in direzione dell'ancora sonnolenta cittadina, che correva tra rive di rada vegetazione e sporadiche anse deserte. 
Fluiva sotto un ponte men che eterno e poi, poco prima dell'arrivo delle prime lavandaie, strisciava a nascondersi dietro l'innalzarsi del mio primo orizzonte.
da li il l'occhio correva veloce seguendo i tratti di una collina che lentamente si alzava verso est e qui un nuovo orizzonte più scuro copriva il primo.
Una costruzione piramidale molto ripida spezzava l'incanto della natura , lei sì, un pò più eterna del ponte.
Da lì l'infinito riappariva tra il discendere della prima collina e l'innalzarsi della seconda, più maestosa ed imponente, tanto da poter coprire con la sua ombra le costruzioni degli uomini di qualsiasi epoca. 
pare che quella imponente collina abbia conosciuto in passato razze e civiltà che mai potremo conoscere.
ma il mio sguardo correva rapito, sempre verso est, carezzando la sommità del monte, ridiscendendo lungo il suo crinale, distratto solo dal volo sicuro di alcuni uccelli multicolore che planavano lungo i pendii. Uccelli di cui non conosco i nomi perché dare nomi agli uccelli e poi ricordarli è mestiere più da nordici e britannici che mio.
Ed ecco il fiume riapparire, sulla sinistra, come per incanto inondato della nuova luce obliqua del giorno, scintillante di mille piccole stelle.
La prima ansa lo riportava verso di me, ma la successiva lo rimetteva in riga e lo allontanava verso nord est a dissipare nuove nebbie ed a scomparire dalla mia vista.
mi sentivo circondato dalle acque ed in pace, pronto ad un altro giorno di scoperte.

Quindi, di malavoglia, mi allontanai da quell'incanto mattutino; che alle volte è meglio andarsene prima che la natura completi il suo dipinto inserendo comparse non gradite che possono rovinare l'idillio. 
mi allontanai portando con me quell'immagine che è quella che voglio, di quel poso, d quel momento, mia. 


E poi….


di un inventore

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