DI COSA TRATTA QUESTO BLOG?

Questo blog parla di alcune cose:

DI NOI:
Luca
Cecilia
Giovanni
Siamo una famiglia tutta italiana. Viviamo in Malawi da 6 anni ed abbiamo aperto un Lodge,Campeggio, Ristorante a Mzuzu nel Nord Malawi.
Il nostro locale si chiama Macondo Camp.

http://www.macondocamp.com/


DI LETTERATURA:
nel senso che si pubblicano racconti, pensieri e cose....

DI VIAGGI:
perchè per un motivo o per l'altro ci capita di viaggiare costantemente e il nostro lavoro ci permette di incontrare tutti i giorni persone che stanno viaggiando, persone che vivono qui, in un contesto ed in un modo completamente diverso dal nostro, quindi non possiamo prescindere da questo aspetto della nostra vita.

DI TRADIZIONI ITALIANE IN AFRICA:
il lavoro che facciamo qui ci fa scoprire ogni giorno di più la nostra "italianità", non possiamo fare a meno di essere italiani in tutto quello che facciamo, nella vita di tutti i giorni e sul lavoro. Si parlerà quindi molto di come facciamo a cucinare qui i nostri piatti, di come ci dobbiamo "procacciare" gli ingredienti, di come possiamo aggirare il problema dell'irreperibilità delle materie prime e di come lavoriamo con il nostro staff.

DI PERSONE:
non si può fare a meno di parlare delle persone quando si parla di qualunque cosa...... l'essere umano è pecora, non lupo......a prescindere da come uno si senta l'interazione con gli altri esseri umani e una parte considerevole della nostra vita. E noi qui, sempre grazie al nostro tipo di lavoro, incontriamo persone davvero di ogni parte del mondo quindi forse...la cosa potrebbe essere interessante....


Tutti i testi sono i miei. 
Alcune volte li ho firmati come Luca Oddera, altre volte con nomi diversi.
Quello che troverete scritto quindi l'ho sempre scritto io, ma non diciamolo troppo in giro, è noioso.

Tutte le immagini sono mie
(fotografie o quant'altro sono fatte da me eccetto se specificato diversamente.)



LA STORIA DI PAY PAY
di Luca Oddera

Dopo tanti, tantissimi chilometri, così tanti che fermarsi sembrava, all'uomo bianco, un lusso troppo grosso, ecco che il destino ti rallenta e poi ti impone un insolito ritmo immobile.

Venti giorni bloccato in un villaggio senza pane ne acqua, senza una birra che ti rinfreschi, senza un vino che ti dia sollievo, ogni incontro è fonte di distrazione.

Un antico vecchio, unica testa dai capelli bianchi che vedo da mesi mi si avvicina, mi regala una papaia acerba, mi sussurra il suo nome incomprensibile e poi, seduti di fronte ad una bottiglia di acqua torbida ci scambiamo qualche parola.

"Ho una storia da raccontarti" mi dice.
"Che storia?"  chiedo.
"Una storia di conigli" mi risponde tirando fuori dalla sporca camicia un consunto ciondolo a forma di coniglio che corre e facendomelo dondolare davanti agli occhi, come se volesse ipnotizzarmi……..come se volesse fare in modo che cada sotto qualche influsso…… come se volesse ipnotizzarmi….come se volesse…………..
raccontare una storia…………….

"Un tempo, tanti tanti anni fa qui, proprio in questa città sul fiume vivevano tante persone allegre, spensierate e sane.
Qui tutto era un dono che arrivava da chissà dove: la terra era fertile, il bestiame florido l'acqua dolce come il miele, limpida ed abbondante.

Un giorno però accadde qualcosa, nessuno capì mai dove tutto ebbe inizio ma le cose cominciarono ad andare storte.
Per due anni non scese dal cielo nemmeno una goccia d'acqua, le bestie morirono o furono mangiate. La peste porcellina uccise tutti i maiali, la sete e l'inedia si portarono via tori e mucche, la fame degli uomini fece il resto, così scomparvero a poco a poco anche pecore, capre, galline e conigli.

Dopo due anni le piogge tornarono, anche troppo abbondanti ed il terreno secco non fu in grado di accoglierle. Nuovi fiumi invasero le strade, nuove falde si aprirono da e verso il grande fiume, ruscelli entrarono nelle case e la malattia si diffuse.
Migliaia di persone morirono, le altre si ammalarono e per cinque anni tutti vissero di stenti. Papaia e manioca furono gli unici cibi disponibili ed acqua torbida ed infetta l'unica salvezza dall'arsura.

Proprio qui vicino viveva un bambino il cui nome ora mi sfugge ma non è importante. Questo bambino aveva un amico carissimo che dormiva con lui, si cibava con lui e con lui passava le ore più calde della giornata nascosto nella foresta.
Questo amico era un coniglio.
Il bambino, pur essendo un bambino, sapeva benissimo che chiunque avesse visto il suo amico coniglio se lo sarebbe pappato in un sol boccone.
Così quasi tutta l'esistenza del bimbo era dedicata a mantenere segreta l'esistenza del coniglio.

Un giorno accadde ciò che per anni il piccolo aveva temuto: il coniglio si infilò nella lama di luce che filtrava tra la porta e lo stipite ed uscì dall'oscurità della capanna.
Con un tuffo al cuore il bimbo scattò su ed uscì per riprendere la bestiolina.
Uno, due, tre, quattro secondi ed il pandemonio era già scoppiato.
La povera bestiola si ritrovò in mezzo alla via di terra ed in un secondo era braccato da cento mani affamate.
Ma un coniglio magro è agile come un coniglio magro e un uomo affamato da anni è debole come un uomo affamato da anni.

Cominciò così la più grande caccia che mai fu attuata in tutta l'Africa.

Le urla, lo scompiglio, il passaparola fecero si che in men che non si dica il coniglio fosse braccato non da un uomo, non da due e nemmeno da tre ma da tutta la città.
Ventimila persone erano in subbuglio ed in affanno per catturare quei due miseri chili di carne e pelo.
Il bimbo che si era fatto scappare la bestiola lo inseguiva in preda al pianto, chiamandolo per nome e cercando di raggiungerlo.
Per ore il coniglio zigzagò, scartò, saltò, fece finte, scatti e sterzate, fino a quando riuscì ad ad infilare un sentiero che lo condusse alla foresta.
In pochi minuti la città era deserta come non lo era mai stata. Tutta la popolazione si immerse nella foresta all'inseguimento della bestiola.
Per più di un'ora l'incredibile massa di persone camminò attraverso la foresta ed infine, inaspettatamente, in un'ampia radura trovarono il coniglio immobile, non stanco ne provato, semplicemente accoccolato sulle zampe posteriori.
Tutti rimasero di stucco e l'immensa folla si assiepò tutt'attorno indecisa ed esitante.
Tutti si guardavano di sottecchi, qualcuno aveva persino già l'acquolina in bocca e si asciugava la bava con il dorso della mano.
Un attimo prima dell'assalto il coniglietto si alzò in piedi, fece due passi lenti e cominciò a bere acqua cristallina da una fonte.

Nessuno credeva ai propri occhi: una fonte di notevole portata di acqua così fresca e cristallina che mai si era vista in queste zone.

Ci volle poco per far si che tutti si dimenticassero del coniglio e si cacciassero a capofitto nella dissetante fonte.
Il bimbo, invece corse ansimante dal suo amichetto, lo prese in braccio e lo strinse a se senza smettere di piangere e ridere allo stesso tempo.

In pochi giorni la sorgente fu convogliata in città e distribuita attraverso canali, scoli, vecchi tubi e secchi.
In pochi giorni la città si riempì di gemme, in poche settimane di fiori ed in pochi mesi di frutti e animali.

Il coniglio aveva compiuto il miracolo.
La casa del bimbo divenne una specie di santuario al quale ogni giorno decine di persone portavano doni.
Il bimbo e la sua povera madre vissero tutta la vita senza dover più lavorare ed il coniglio, per il tempo che gli rimase da vivere, visse come vive una divinità.
Poi un giorno il coniglio morì, fu sepolto al centro della casa con una cerimonia che durò una settimana e sul cuscino sul quale era solito riposare fu posata una statuetta di legno che lo raffigurava.

Da quel giorno ovunque sorsero botteghe e negozi che fabbricavano conigli in legno di ogni dimensione ed in breve ognuno ne ebbe uno in casa al quale chiedere aiuto nei momenti più bui.

E fu così che ogni volta che qualcuno si lamentava della vita, che cercava la soluzione ad un problema, che voleva uscire da un guaio, la risposta che riceveva era sempre la stessa: SEGUI IL CONIGLIO! SEGUI IL CONIGLIO! SEGUI IL CONIGLIO!


CONTINUA...

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